LE MURA DI COMO – Capitolo 4 – Le difese meridionali

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LE MURA DI COMO – Capitolo 4 – Le difese meridionali

Il Castel Baradello, la Murata, con le sue porte, e il Castel nuovo 

Come erano e cosa resta di visibile oggi

Il Castel Baradello – dal V secolo a guardia di Como

Alla fine del III secolo, per contrastare l’urto delle popolazioni germaniche provenienti da nord, venne creato un Limes arretrato, costituito da una serie di città caposaldo e di fortificazioni, distribuite in punti strategici lungo le Prealpi, con lo scopo di difendere la pianura Padana e in particolare Milano, che dal 286 al 402 fu capitale dell’Impero. Como era uno di questi capisaldi. Nel VI secolo, con la guerra Greco-Gotica (535–553), Bisanzio riconquistò l’intera regione padana ed in tale contesto i Bizantini ricostruirono e consolidarono le preesistenti fortificazioni del Limes arretrato come presidio contro le popolazioni barbariche che premevano da nord. È a questo periodo che risale la prima costruzione del Castel Baradello quale ulteriore caposaldo per la città fortificata di Como. Questo fortilizio fu poi distrutto nel 1127, al termine della guerra decennale.
Nel XII secolo il Barbarossa, oltre alle mura di Como, fece riedificare anche il Castel Bardello , là dove si trovavano i resti delle fortificazioni del VI secolo. Il castello divenne così un fondamentale punto di avvistamento sul territorio fra Como e Milano e venne poi a trovarsi al centro della scena nei momenti fondamentali che segnano la storia di Como e della Lombardia.
Un secolo più tardi, dopo la battaglia di Desio (1277), che vide vittoriosa la fazione ghibellina dei Rusca, alleati dei Visconti, contro i guelfi Vittani e Torriani, i rappresentanti della fazione sconfitta vennero imprigionati presso la torre: fra di essi, il condottiero Napo Torriani, rinchiuso in una gabbia appesa all’esterno della torre, dove morì di inedia il 16 agosto del 1278.
Con la presa del potere a Como da parte dei Visconti, nel contesto dei rimaneggiamenti che cambiarono l’aspetto della città, ad esempio con la costruzione della Cittadella Viscontea e l’erezione delle torri pentagonali agli angoli delle mura, anche il Baradello subì dei cambiamenti, tra cui il più importante fu l’innalzamento della torre di 8 metri al di sopra del limite originario.
La storia del fortilizio termina con l’avvento degli Spagnoli: il governatore di Como, don Pedro Arrias, su ordine di Antonio de Leyva, luogotenente di Carlo V, per timore che il Baradello cadesse in mano ai nemici francesi, rase al suolo il fortilizio, risparmiando solo la torre. Nel 1903, i ruderi del castello, che è diventato il simbolo della città, furono restaurati, svuotando dai resti dei crolli la torre e la cisterna, ripristinando la scala esterna, posizionando nella torre i ripiani e le scale interne e creandone la copertura superiore con una piattaforma panoramica. Ulteriori restauri furono compiuti nel 1971 e nel 2011.

Il sito del Castello oggi

La cima del colle è caratterizzata dall’omonima torre che domina la città e da una serie di strutture limitrofe, che furono edificate in epoche diverse.
Le strutture più antiche, risalenti al VI secolo, che caratterizzavano il Castrum Baractelia, comprendevano: una cerchia muraria esterna, di cui si conserva il tratto che sostiene l’attuale parcheggio; una cerchia muraria più interna a pianta trapezoidale (10.40 x 13.76 m di lato); la cappella di San Nicolò, formata da un’unica aula absidata, in seguito accorciata per lasciare spazio ad altri edifici; un edificio d’angolo a pianta quadrangolare probabilmente una casa torre destinata ad alloggiare il comandante del castello ed una cisterna coperta con volta a botte, situata presso l’angolo nord della cerchia muraria.
Alla fase di ricostruzione legata all’avvento di Federico Barbarossa (1158), si devono: la torre del Baradello, costruita direttamente sulla roccia, con pianta quadrata, alta in origine 19.50 m e dotata di merlature guelfe (quadrate); il sopralzo della cinta muraria a est e a ovest e anche la parte bassa della cosiddetta Palazzina, edificio probabilmente adibito ad abitazione, di cui resta in piedi la sola parete orientale.
Sotto Azzone Visconti (XIV secolo) furono eseguiti gli ultimi interventi di costruzione. Si procedette così a sopraelevare la torre di 8 metri dotandola di merlature di tipo ghibellino e a rinforzare la cinta muraria. Infine fu costruita una seconda cinta muraria più esterna, con un portale a sesto acuto. A quest’epoca risale anche la costruzione di un locale macina con un annesso forno e sul lato meridionale quella di due locali rettangolari attigui, uno destinato ad alloggiare le truppe e l’altro a magazzino. Infine una cisterna trapezoidale, posta tra l’edificio destinato alla panificazione e l’edificio destinato alle truppe: è incerto se risalga a questa fase o a quella precedente.

La Murata

Varie fonti letterarie e iconografiche descrivono, o riproducono, un muro trasversale che chiudeva la vallata tra il colle del Baradello a ovest e quello detto del Zerbio o Gerbio (ora noto come “Cappelletta”) ad est, dominato dal Castel Nuovo. Questo muro, destinato a rafforzare le difese della città verso il fronte milanese, è ricordato dalle fonti come “Murata” o a volte, impropriamente, come “Traversa”. Secondo il Monti e il Ballarini, la “Murata” sarebbe stata realizzata in occasione della guerra decennale tra Como e Milano (1117-1127), dato poco credibile dal momento che i Milanesi approfittano proprio delle poche difese esistenti sul lato meridionale per assalire Como, cinta ancora dalle mura romane ormai in rovina. Inoltre l’Anonimo Cumano, che narra le vicende di questo conflitto, non fa mai menzione di questa linea difensiva meridionale. Più credibile invece che la “Murata” sia stata edificata sotto il patrocinio del Barbarossa, insieme alle nuove mura di cinta della città e al Castel Baradello: è infatti con Federico I di Svevia che le esigenze difensive della città si spostano da nord a sud, dove si trova la nemica Milano.

Il tracciato e le porte

Cesare Cantù racconta che la “Murata”, i cui resti sarebbero stati ancora visibili agli inizi dell’800, venne distrutta dai Francesi. Oggi, del muro che attraversava tutta la convalle tra il Castel Baradello, all’estremità occidentale ed il Castel Nuovo, ad est sul colle di Zerbio (nella zona del secondo tornate dell’attuale “Cappelletta” sopra a San Martino), non ci sono più resti visibili, ad eccezione del breve tratto iniziale, emerso durante gli ultimi scavi del 2010, sotto al muro della terza cinta del Castel Baradello all’altezza dell’esedra posta all’estremità sud dell’attuale parcheggio. Dal Castel Baradello la Murata scendeva lungo le pendici orientali del colle fino alla porta di “San Lazzaro” , che prendeva il nome dall’omonimo ospedale situato poco a valle della stessa. Da questa porta continuava verso est con un tratto centrale in cui si apriva una porta “mediana” di cui non ci è stato tramandato il nome, fino a costeggiare la chiesetta di San Giuseppe in Valleggio. Iniziava poi la risalita lungo le pendici del colle di San Martino fino alla porta omonima di “San Martino” , presso il Castel Nuovo. Esistono alcune fonti iconografiche che riproducono il muro; in particolare,il disegno di Friedrich Werner, artista tedesco del ‘700, contenuto nel volume “Celebriorum Urbium Europae” e qui sopra riprodotto, presenta un panorama di Como, vista da nord-ovest, nel cui settore superiore destro si vede la “Murata”, che dopo aver attraversato la piana, con una porta al centro, piega a sudest verso il colle di Zerbio e il Castel Nuovo.

Il Castel Nuovo

Si trovava, a dire del Monti, sul colle del Zerbio (l’attuale colle della Cappelletta). Sarebbe stato edificato dai Comaschi all’epoca della guerra decennale con i Milanesi (1117-1127), quindi conquistato dai Milanesi che sembra ne abbiano tratto vantaggio nella loro avanzata e vittoria finale sulla città rivale. Dopo la riedificazione da parte dei Milanesi, il Castel Nuovo rimase al centro di continue lotte che, a fasi alterne, lo videro cadere in mano ora comasca ora milanese.
Di questo Castel Nuovo oggi non resta nessuna traccia, ma se ne trovano cenni in testi che suggeriscono la sua collocazione “a circa due stadi da Como” e asseriscono che era dotato di due alte torri. Attorno a questo castello fu realizzato un quartiere fortificato, Villanova, circondato da fossi e mura e con tanto di mercato per le campagne circostanti. Secondo il Rodi invece il Castel Nuovo, venne realizzato dai Milanesi in questa forma, sui resti di una precedente fortificazione ormai in rovina e forse risalente all’epoca romana. Oggi il castello non è più visibile e ci sono solo ipotesi sulla sua effettiva collocazione: forse presso il Crotto del Sergente, a Lora o, più probabilmente, su un vicino dosso in modo da controllare al meglio la piana sottostante.

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