L’antica strada romana Milano-Como

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L’antica strada romana Milano-Como

Tre percorsi per l’antica strada romana

Era una naturale prosecuzione del percorso che scendeva dai passi alpini verso la valle del fiume Po.
Le attuali ipotesi ricostruttive danno per certo tre distinti tracciati; grazie anche a delle informazioni ritrovate in un documento medievale di età viscontea (Statuti delle strade e delle acque del Contado di Milano del 1346).

Le tre direttrici consistevano nella via per Dergano (attuale via comasina), lungo la valle del Seveso, la via per Desio-Carate Brianza-Cantù, e infine la via per Bollate, più a Occidente. La prima e la terza strada uscivano da Milano attraverso la porta Comasina.
Il tratto finale di tutte queste tre varianti dell’antica strada, converge verso la città murata con un unico tracciato, che nell’ultima parte prende il nome di via Milano.

La strada antica presso la Chiesa di San Rocco

Fu proprio lungo via Milano, all’angolo con via XX Settembre, che nel 1928 portata alla luce una porzione di piano stradale in lastre di pietra di Moltrasio. La strada fu attribuita all’epoca romana e nell’anno successivo fu riscoperto un nuovo tratto stradale, con superficie in ciottoli nel percorso fra il ponte sul Cosia e la chiesa di San Rocco.

Fu poi rinvenuto, nei pressi della basilica di San Carpoforo il miliario che misurava il primo miglio dalle mura di Como. Un secondo miliario, indicante il secondo miglio dalle mura cittadine, è stato reimpiegato come colonna nella basilica di Agliate.

Il tracciato da Bollate, Saronno e Rovello.

Il collegamento più occidentale, la “Strada di bola” degli Statuti, è quello che recentemente è stato riscoperto in più tratti. Si tratta del tracciato che, passando per Bollate tocca Saronno, Rovello, Lomazzo, Cadorago, Cassina Rizzardi, Fino Mornasco, per poi proseguire verso settentrione. Il resto del percorso infatti si sviluppava parallelamente alla linea delle ferrovie Nord, lasciando sulla destra (oriente) la collina su cui sorge Grandate.

è riferibile a questo percorso il tratto di strada scoperto presso la sacrestia della chiesa di Santa Maria “in agris in Grandate. La chiesa è costruita in un area campestre, ma in un luogo di grande frequentazione. Si tratta di un incrocio tra strade di rilevante importanza in epoca antica, ancora oggi evidente. A esso rimanda il toponimo “carobiolo” della cartografia storica.

L’approfondimento stratigrafico nella chiesa ha portato all’individuazione d’un tratto ricoperto di ciottoli fluviali, detto strada glareata di circa 12 m2. I ciottoli erano presenti al di sotto dello strato antropizzato ed era presente un deposito alluvionale di circa un metro di spessore. La presenza di quest’ultimo non deve affatto sorprendere, data la presenza del Seveso che scorre vicino al sito della chiesa. Nel sito erano riconoscibili alcuni solchi, attribuibili al passaggio di carri e tutti con andamento Nord-Sud, paralleli tra loto.

Il sito di Santa Maria in agris

Evidenziato e ben leggibile è l’asse stradale con andamento Nordo-Ovest/Sud, che ripropone l’antica strada romana.
Al centro, l’incrocio con la via Madonna del Noce e la chiesa di Santa Maria in agris.

Tracce più antiche della strada romana

Il reperto ritrovato nei pressi della chiesa di Santa Maria, documenta l’esistenza d’un tracciato stradale precedente rispetto alla costruzione della chiesa. Questo  fatto è percepibile anche ai giorni nostri in uno stradello che corre parallelo alla linea ferroviaria che si dirige verso la stazione Breccia-Grandate. Lo stradello non è altro che un residuato d’un tracciato importante, che fino ai primi anni del secolo scorso si dirigeva a Nord verso Lucino. Da Lucino, il tracciato piegava verso Est, riconnettendosi alla via pedemontana che lambisce Lazzago in direzione di Camerlata.

Il ritrovamento recentissimo di sepolture di età golasecchiana del VI° secolo a.C., a sole poche centinaia di metri a Sud dell’edificio di culto, suggerisce una possibile origine e una frequentazione ben più remota del percorso. Se la superficie acciottolata è da considerarsi parte di una strada romana, non è del tutto improbabile che essa sia stata tracciata già in epoca precedente.

La strada romana da Grandate a Como

Del tratto viario da Grandate a Como è stato ritrovata una traccia di pavimentazione, durante la costruzione dello svincolo stradale nella piana di Lazzago del 1994.

La pavimentazione antica consisteva in sfaldature litiche con andamento Nord-Oveste/Sud-Est per confluire, poche decine di metri più a oriente, nel percorso dell’attuale via Varesina. Lungo il lato meridionale del tracciato viario, si sono ritrovate alcune sepolture romane risalenti all’Impero di Augusto e Tiberio.

Risale a settembre 2010 il ritrovamento di un nuovo troncone della strada romana. Fu ritrovata nel territorio comunale di Montano Lucino, nei pressi della rotatoria lungo la SP 19, all’incrocio tra via Varesina e via Lovesana.

Porzioni di strata glareata

La porzione di strata glareata portata alla luce, aveva un’ampiezza di circa 4,50 m, pari a circa 15 piedi romani. Si sviluppava secondo l’andamento Nord-Sud, sul lato Ovest della carreggiata rimanevano ancora le tracce dei solchi lasciati dai carri, paralleli alla strada. La glareata era delimitata sui lati da un unico filare di cordoli, in blocchi squadrati di arenaria, affiancati da ciottoli e pietre di dimensioni inferiori.

Si può ipotizzare che questo frammento stradale rappresentasse una diramazione verso l’alta valle del Seveso per San Fermo della battaglia. Era probabilmente legato al tracciato scoperto nel sottosuolo della chiesa di Santa Maria in agris.
Questo collegamento tra i due ritrovamenti, testimonierebbe la sostanziale importanza rivestito dall’antica strada che nell’Età del ferro conduceva alle pendici dell’area abitata di Como.

Fonti: